Franco Branciaroli, in un ruolo a lui congeniale, alterna l’istrionismo del mattatore ad una recitazione più misurata, giocando sul sottile equilibrio tra la vitalità del personaggio e la malinconia della situazione. Momento significativo è la struggente interpretazione di “Quando ero paggio del duca di Norfolk”, che nell’opera di Verdi è un’aria allegra e spumeggiante mentre qui è la rievocazione nostalgica di una giovinezza perduta. Massimo de Francovich è perfetto nel ruolo del ruolo del servo che di Falstaff è l’opposto: lucido, asciutto, riflessivo, e, forse, anche un po’ subdolo.
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